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Filo Continuo

L’artificio è tanto più sbalorditivo

quanto più nasconde, con leggerezza,

il lavoro con il quale si è trasformato

in artefatto. Le sculture di Melappioni

si compongono di due elementi: il metallo,

elemento greve e ctonio, e l’aria,

intangibile e urania; l’artificio consiste

nell’equilibratissima contraddizione

di utilizzare il metallo per descrivere

l’inconsistenza delle azioni e

dell’espressività, lasciando

all’incorporea aria il compito

di costituire le volumetrie. Il segreto

della leggerezza, prima suggestione

di questo filo che traccia lo spazio,

è dato dalla fatica fisica di piegare

la materia e dallo sforzo intellettuale

di trovare l’equilibrio necessario

affinché quel filo di metallo prenda

vita nell’aria e trasformi il vuoto

in massa. La descrizione fisica data

dalla materia non è dunque funzionale

alla riproduzione corporea, ma alla

rappresentazione di ciò che il corpo

ritratto ha volontà di fare ed essere:

la contrazione muscolare per l’azione

atletica, il gesticolare degli arti

che sfogano un’emozione, l’espressività

del volto impegnato a comunicare

con il mondo. L’artificio, sorretto

dall’armonia sottolissima delle forme

appena disegnate nell’aria, sorprende

anche per la puntualità della descrizione

fisiognomica: ogni scultura deriva

dallo studio dal vero di un modello reale,

un’analisi profonda che scongiura

un effetto di stolida isocefalia,

così agevole in cui incappare data

la tecnica così essenziale di Melappioni.

Si potrebbe, in buona sostanza, definire

questo modo di scolpire il metallo come

una tecnica della sottrazione nella quale

tutto ciò che è di materiale viene lasciato

all’immaginazione dello spettatore mentre

viene mostrata semplice espressività.

Seguendo questo principio si giunge alla

determinazione per cui la bellezza, anche

da un punto di vista meramente materiale,

non risiede nella carnalità di forme

canonicamente definite piacevoli all’occhio,

ma dall’armonia con cui quella carnalità

si muove nello spazio circostante narrando

di sé attraverso azioni ed emozioni e

per questo colmandosi di grazia. Il lavoro

presentato per questa mostra concentra la

propria attenzione su modelli femminili,

colti dalla tenera sensibilità di

Bruno Melappioni per il quale la donna è

naturalmente più portata all’alterità,

alla soddisfazione di sé attraverso

l’armonia con il mondo e, per questo,

simbolo stesso dell’armonia.

 

di Cecilia Paolini

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